Ben ritrovati cari amici di Gessetti. In questo inizio di anno scolastico, abbiamo pensato di dedicare il numero di ottobre alle uscite didattiche. Qui troverete:
🟣 in Appello il viaggio, tra commissioni, inclusione e incastri orari ;
🟠 ne l'Ora di laboratorio una proposta di viaggio in Francia;
🔵 In Ora di Lettura 0-10 tre albi a tema viaggio ed esplorazioni.
Vi auguriamo una buona lettura 📚e un buon ascolto per chi preferisce ascoltarci sul podcast. Vi ricordiamo che il prossimo appuntamento sarà l'1 dicembre 2024!
Viaggiare insieme
L'anno scolastico è appena cominciato ma già il lavoro delle commissioni gite è partito: si individuano le mete, si saggia il terreno, si studiano itinerari. Che poi, dire gite è già troppo generico. Si distinguono infatti le uscite didattiche, che rientrano in orario curricolare, dalle gite di uno o più giorni, dette in quest'ultimo caso viaggi di istruzione.
Occorrerà anzitutto fare attenzione all’inclusività dell’itinerario, se partecipano persone con disabilità, e prevedere in questo caso l'insegnante di sostegno. Inclusività però non significa che possano andare automaticamente in gita anche alunni e alunne che abbiano un comportamento poco consono all’ambiente scolastico. Nei regolamenti si prevederà una selezione in base alla presenza di note disciplinari, sanzioni o voto di condotta. Non per un intento punitivo ma per responsabilizzare genitori e alunni e per garantire a tutti un viaggio sereno e sicuro. A proposito di responsabilità, è opportuno richiamare il dovere educativo in capo ai genitori che impartiranno le corrette regole per affrontare le giornate fuori casa.
Inclusività è anche tener conto della situazione economica dell’utenza: si dovrà cercare di contenere i costi in modo da non escludere chi ha difficoltà ed eventualmente prevedere degli aiuti ad hoc.
Certo, anche per i docenti le responsabilità sono molte e questa è una delle ragioni che fanno desistere molti dal dare la propria disponibilità ad accompagnare, insieme all’assenza di una retribuzione aggiuntiva, soprattutto al primo ciclo, dove il fondo di istituto non è certo ricco. La necessità di un’assidua vigilanza, praticamente h24, scoraggia - dicevamo. Su questo, bisognerebbe partire con alunni che si conoscono bene e su cui si ha un buon ascendente, in modo da minimizzare rischi e pericoli.
Il viaggio di istruzione, e in generale l'offerta didattica che si svolge al di fuori delle mura scolastiche, è didattica outdoor, che non è infatti solo orto scolastico o passeggiata nella natura. Outdoor education è anche il percorso urbano, così come lo spostamento da un luogo all'altro con tutto ciò che esso comporta in termini di autonomia, la notte lontano da casa, la gestione dei pasti e degli imprevisti. Il viaggio, infatti, è un'ottima occasione educativa: non solo perché si imparano cose o si vedono posti nuovi, ma proprio in se stesso.
Per avere un valore didatticamente rilevante, comunque, il viaggio va preparato e preceduto da lezioni introduttive, ricerche, approfondimenti sui luoghi che si andranno a visitare. E dopo, può e deve essere valorizzato come un'esperienza significativa per lo studente, che va guidato a riconoscere e a valutare ciò che ha vissuto, per trarne un incremento di conoscenza e una riflessione.
L'itinerario non sarà solo un susseguirsi di mete turistiche, ma comprenderà anche percorsi nella natura e attività laboratoriali, per le quali musei, luoghi storici e religiosi sono ormai ben attrezzati.Sarebbe opportuno prevedere anche un impiego delle serate, con un po’ di musica in hotel per esempio. I momenti vuoti, infatti, sono quelli più difficili da gestire.
Il ruolo del docente accompagnatore non è solo di un vigilante, ma di un compagno autorevole: si condivideranno momenti informali, risate, imprevisti, si avrà l’occasione di osservare gli allievi in situazioni non standardizzate dalla routine scolastica. Gestire il maggior grado di libertà delle ragazze e dei ragazzi è anche una bella scoperta e magari l’occasione per conoscerli meglio e offrire loro una presenza adulta diversa da quella familiare. Educare, del resto, è quanto di più vicino ci possa essere a un’avventura e a un viaggio insieme.
Tiziana Palmieri - @tiziana_palmieri_
Viaggio d’istruzione in Francia
Sfide organizzative, opportunità e lingua
L’organizzazione di un viaggio di istruzione è una di quelle esperienze che induce l’insegnante incaricato a esclamare con ferrea convinzione alla fine di ogni anno scolastico: “Mai più!”.
Eppure, a settembre questa granitica convinzione puntualmente viene meno e ci si ritrova nuovamente a valutare l’idea di una nuova gita. Perché se l’organizzazione è un lavoro ciclopico sotto tutti i punti di vista, il viaggio di istruzione è anche indubbiamente una delle esperienze più arricchenti e coinvolgenti per i ragazzi e per gli accompagnatori.
In primo luogo, occorre porsi alcune domande iniziali, in realtà, decine di domande, perché ogni aspetto deve essere attentamente ponderato. Quale classe coinvolgere? Con quale abbinamento? Con quali accompagnatori? E le classi non coinvolte in questo viaggio, a loro volta, potranno associarsi ad altre classi o perderanno la possibilità di partecipare a un viaggio? In effetti, spesso la valutazione riguarda tutte le classi dell’Istituto, non solo quella “scelta”, soprattutto se si tratta di una scuola piccola e soprattutto se il referente ha più classi.
Per ogni singola classe, inoltre, il Consiglio di classe deve valutare la situazione di tutti i partecipanti, affinché la proposta di viaggio possa essere quanto più inclusiva e accessibile possibile. Si devono tenere in considerazione eventuali difficoltà economiche da parte delle famiglie e, soprattutto, tener conto dei ragazzi che presentano una disabilità o delle fragilità.
Nella proposta di viaggio di istruzione, occorre specificare le finalità didattiche dell’uscita.
Sono fermamente convinta che le motivazioni umane di ogni viaggio superino di gran lunga quelle strettamente didattiche. Il viaggio di istruzione è un momento di condivisione unico e un’esperienza profondamente formativa per gli alunni. Molti dei nostri ragazzi, infatti, non avranno forse più la possibilità di spostarsi, di visitare un’altra città o un paese straniero, di conseguenza il viaggio di istruzione rappresenta per loro un’occasione unica per uscire dalla loro quotidianità e aprirsi al nuovo. Molti dei nostri alunni, invece, pur essendo magari abituati a viaggiare, soffrono il distacco dai loro famigliari e dal loro vissuto quotidiano. Questi ragazzi vivono l’esperienza del viaggio di istruzione non con l’entusiasmo che ci si aspetta che manifestino, ma come una fatica, perché li obbliga a uscire dalla loro confort zone e a rinunciare, magari, ad abitudini per loro rassicuranti. Ma che gioia quando li vediamo finalmente aprirsi a nuove esperienze, rilassarsi e godersi il viaggio in compagnia dei loro compagni, gioire delle nuove esperienze e della bellezza di un paesaggio e/o di una città d’arte. Credo che questa sia la più grande soddisfazione per il docente: il viaggio è conoscenza, in primis di se stesso e superamento dei propri limiti e delle proprie paure. Perciò, quando vediamo i nostri ragazzi rientrare a casa con quella luce negli occhi, abbiamo la consapevolezza che i nostri sforzi sono stati ampiamente ripagati.
Un viaggio di istruzione che mi è stato particolarmente a cuore è quello organizzato l’anno scorso in Francia., nello specifico nella regione Auvergne-Rhône-Alpes.
Le finalità didattiche del viaggio in Francia, per me, sono sempre le stesse: innanzitutto, la più importante, è quella di permettere ai ragazzi di praticare la lingua in situazioni comunicative reali. Dobbiamo ritenerci soddisfatti anche “solo” se sono in grado di entrare in un negozio e comprare un souvenir, oppure se chiedono alla reception di poter avere un asciugamano. Sono vittorie per un docente di lingua.
Le altre finalità didattiche sono legate alle tappe del soggiorno: Annecy, Lione, Chambéry.
Il soggiorno prevedeva inizialmente, anziché Annecy, il parco a tema Vulcania, vicino a Clermont-Ferrand. Si tratta di un parco divertimenti di carattere scientifico, le cui attrazioni hanno delle finalità divulgative su tematiche geologiche, principalmente vulcani e terremoti (l’Auvergne è una regione molto interessante dal punto di vista geologico, dove possiamo ammirare la meravigliosa catena dei Puys, antichi vulcani ormai spenti). Ne corso dell’organizzazione, l’agenzia di riferimento ci ha comunicato che Vulcania non aveva più disponibilità per le date del viaggio, quindi ci è stata proposta Annecy come alternativa. Malgrado un’iniziale delusione, abbiamo accettato di buon grado, per due motivi: sapevamo che Annecy è una splendida cittadina medievale; inoltre, tra i partecipanti avevamo dei ragazzi con fragilità, che non avrebbero potuto entrare in alcune delle attrazioni di Vulcania, quindi siamo stati lieti che l’agenzia ci avesse offerto un’alternativa più inclusiva, sebbene certamente meno stimolante.
Tappe del viaggio e relative finalità didattiche:
Annecy: meravigliosa cittadina medievale sulle rive dell’omonimo lago, conosciuta come la Piccola Venezia di Francia per i suoi canali.
Lione: la città dei due fiumi, Rodano e Saona, capitale della gastronomia francese, con i suoi tipici traboules e bouchons.
Chambéry: antica capitale del Regno di Savoia, con il suo castello, la fontana degli elefanti, simbolo della città, la sua cattedrale con gli splendidi trompe-l’oeil e le viuzze dove è piacevole flâner.
Primo giorno: partenza da scuola verso le 6 del mattino, arrivo ad Annecy per mezzogiorno circa. Come da programma, abbiamo fatto un piacevolissimo picnic in un parco sulle rive del lago. Quel giorno il tempo era splendido e il lago, che si dice sia il più limpido e pulito d’Europa, di un incredibile colore verde smeraldo. Noi non l’abbiamo fatto, ma consiglio di programmare un breve tour del lago in battello. Dopo pranzo, ci siamo inoltrati per le viuzze della città, che regala scorci meravigliosi sul lago, le montagne circostanti in cui è incastonato e i numerosi canali. Nel tardo pomeriggio, siamo ripartiti in direzione di Lione, dove si trovava il nostro hotel. Cena in albergo e passeggiata serale lungo le rive del Rodano.
Secondo giorno: visita guidata della città di Lione. La nostra durava due ore: un tempo indubbiamente non sufficiente per scoprire questa meravigliosa città, perciò consiglio un tour di più ampio respiro. Il pullman ci ha accompagnato sulla collina della Fourvière, da cui si gode di una vista splendida sulla città. Visita della magnifica Cattedrale Notre Dame de Fourvière. In seguito, siamo risaliti sul pullman in direzione del quartiere del Vieux Lion. Qui, la guida ci ha accompagnato in una piacevole passeggiata attraverso i più famosi traboules di Lione: passaggi pedonali coperti tra i palazzi, rapido collegamento tra le strade di Lione, e le tipiche trattorie, i bouchon. Pranzo libero: i ragazzi, sorvegliati a distanza da alcuni Prof, si sono avventurati nelle boulangeries del quartiere. Alcuni docenti hanno, invece, voluto assaggiare il piatto tipico di Lyon, la gustosissima quenelle. Nel pomeriggio, passeggiata nel quartiere e momento shopping.
Terzo giorno. Dopo colazione, partenza per Chambéry, una tappa davvero molto apprezzata dai nostri ragazzi, perché il centro storico è raccolto, poco trafficato e loro hanno potuto passeggiare liberamente a caccia di souvenir. Molto amata anche la Fontana degli elefanti, detta dei “Quatre sans cul”, raggiungibile a piedi dal castello, seguendo …gli indizi a terra! Pranzo libero, partenza per il rientro dopo pranzo.
In ogni viaggio di istruzione, propongo sempre una Super compétition de selfies: una sorta di caccia al tesoro fotografica. I ragazzi sono divisi a squadre, ogni squadra ha un elenco (rigorosamente in francese) di luoghi, oggetti, persone o animali da fotografare durante la gita. Trattandosi di “Selfie”, il ragazzo deve essere presente nella foto, anche se non occorre mostrare il viso. La squadra con i selfies più originali verrà premiata alla festa di fine anno con la foto stampata e plastificata, ma un piccolo riconoscimento viene dato a tutti i partecipanti. Si tratta di un’attività davvero molto apprezzata dai ragazzi, che li diverte e permette loro di vivere il momento del viaggio di istruzione in una modalità più attiva e partecipata.
Silvia Bonfanti - @silviettaprof
Uscire all’aperto, vedere il mondo, esplorare
Quale miglior apprendimento di quello che avviene attraverso l’esplorazione dei luoghi naturali, occasioni d’uscita, viaggi d’istruzione nel territorio? Avere la possibilità di conoscere e sperimentare il mondo rappresenta una risorsa e una ricchezza non indifferente per i nostri bambini. A tal proposito, ci sono alcune letture che possiamo proporre legate al tema dell’esplorazione e del viaggio. Alcune più introspettive e dedicate alla percezione personale, altre più descrittive, che narrano il viaggio come percorso di vita e meta verso cui tendere.
“Un grande giorno di niente”, di B. Alemagna, editore Topipittori
Questa storia nasce dalla noia. Grazie alla noia accadono spesso le più belle scoperte, come quelle del protagonista che – annoiato – decide di uscire di casa per trovarsi di lì a poco a vivere diverse avventure. Beatrice Alemagna ritrae un mondo semplice, con illustrazioni magiche e delicate parole, descrivendolo con una minuziosità tale da farlo percepire al lettore come fantastico.
“Ho raccolto sassolini lisci e brillanti” dice il protagonista, “e dentro ci ho visto il mondo che luccicava. Perché non l’avevo mai fatto prima?” Questo libro è un inno alla scoperta, al saper stare nella noia e godersi la meraviglia che il mondo attorno a noi può offrirci.
“Il posto più bello del mondo”, di P. Horácek, editore Gribaudo
Lepre si trova con gli amici sulla collina e si interroga costantemente su quale sia il posto più bello del mondo.
“Pensate sia questo il posto più bello del mondo? – chiese lepre.
“Certo che sì” risposero i conigli. “È qui che corriamo liberi e giochiamo ad acchiapparci”.
“Ma di sicuro possiamo correre anche in altri posti” ribatté lepre”.
Non contenta, decide di partire per un lungo viaggio alla scoperta di colline, fiumi, deserti, posti meravigliosi. Accorgendosi, tuttavia, che il posto più bello del mondo è proprio vicino a sé: quel posto dove si trovano le persone a cui vuoi bene. Grazie a questa storia capiamo l’importanza di viaggiare per ritrovarsi, alla fine, nel proprio posto del mondo. Consapevoli che il viaggio non è solo una meta ma un cambiamento interiore.
“Come diventare un esploratore del mondo”, di K. Smith, editore Corraini
Questo libro è in realtà un quaderno operativo per vivere la realtà che ci circonda. Keri Smith crea libri che diventano vissuti, consumati, lavorati dal lettore perché lo invitano all’utilizzo e all’esplorazione attraverso tutti i sensi. Questo libro è un pozzo di attività da svolgere all’aperto e al chiuso, da scoprire, da analizzare e con cui divertirsi a sperimentare.
Un perfetto diario di bordo per un’avventura assieme ai bambini!
Francesca Scileppi - @effedimaestra
Abbiamo pensato al nome Gessetti perché ci è sembrato l'oggetto più adatto a rappresentare i molteplici colori che compongono la realtà della scuola. La scuola che ci piace è infatti variopinta come la vita. Anzi, a scuola c'è vita: ci sono soffitti di domande, risate e anche sogni. Ci sono pareti tappezzate di confronto, incontri e, a volte, delusioni. Ci sono lavagne di cose nuove da imparare e di abitudini da reinventare.
Ci accomuna l'amore per la scuola come luogo di scoperta e di apprendimento, di crescita e di civiltà per tutti.
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